giovedì 30 luglio 2015

Capitolo 16 di THE SHADOWS di J.R. Ward





Capitolo 16



Abalone non era abituato alla violenza. Non nel mondo esterno e certamente non nella casa in cui sua figlia dormiva, seguiva lezioni di canto e mangiava con lui.

Quando Rhage scaraventò Throe a terra di fronte a Wrath, Abalone soffocò un rantolo con il palmo della mano. Era da veri codardi mostrare qualsiasi tipo di shock di fronte alla Confraternita e lui pregò che nessuno di loro lo avesse notato.

Non sembrava che se ne fossero accorti. La loro attenzione era focalizzata sul maschio dai capelli biondi vestito in abiti semplici che era, a tutti gli effetti, nient'altro che uno zerbino davanti agli anfibi del Re.

Wrath sorrise, scoprendo le zanne che apparivano più lunghe delle dita di Abalone. «Non ti aspettare che ti aiuti a tirarti su.» Quando Throe si mise in ginocchio, il Re incrociò le braccia sul petto. «E non chiedere di mostrarti l'anello. Sarei tentato di usarlo per spaccarti la faccia.»

Una volta in piedi, Throe si scrollò di dosso la polvere e raddrizzò le spalle. Non era vicino a Wrath per dimensioni, ma era tutt'altro che un peso leggero, il suo corpo somigliava più a quello di un soldato che alla figura sottile che i maschi dalla sua classe tendevano a favorire.

«Non ho fatto nulla per meritare la presentazione del tuo anello» esclamò Throe in tono grave.

«Beh, visto? Su qualcosa siamo d'accordo.» Gli occhiali a mascherina di Wrath si inclinarono verso il suono della voce di Throe. «Allora, il mio amico Abalone dice che hai in mente qualcosa.»

«Ho lasciato Xcor e la Banda dei Bastardi.»

«Vuoi un francobollo commemorativo?» mormorò Butch.

«Posso stamparlo con la griglia della mia macchina?» sbottò Rhage.

Le sopracciglia di Wrath si serrarono sul ponte di quegli occhiali scuri, come se non avesse apprezzato gli scambi avvenuti tra i suoi maschi. «Cambio di rotta per te, non è vero?»

«Gli obiettivi di Xcor non sono più miei.»

«Giusto.»

«Sarebbe dovuto accadere molto tempo fa.» Throe guardò oltre la propria spalla e Abalone avrebbe preferito non essere l'oggetto di quell'occhiata. «Come il mio lontano cugino ricorda, non ho deciso io di essere un soldato. Grazie a circostanze indipendenti dal mio controllo, sono stato costretto a sfruttare la dubbia gentilezza di Xcor. Ha preteso che lo ripagassi con un mandato di servizio. Come sapete, avendomi trovato sanguinante in quel vicolo molti, molti mesi fa, i suoi metodi per garantire la lealtà non sono discutibili in natura.»

Ah, già, è vero, si ricordò Abalone. Qualche tempo prima, Throe era stato scoperto ormai moribondo dalla Confraternita con una coltellata allo stomaco non inflitta da un lesser. Infatti, da quanto Abalone aveva sentito, il maschio era stato ferito proprio dal capo dalla Banda dei Bastardi. Throe era stato curato dalla Confraternita, che aveva cercato di raccogliere informazioni da lui, e poi lo aveva rilasciato per ritornare da Xcor con un messaggio.

Girava voce che Layla avesse nutrito il soldato mentre era in punto di morte, l'Eletta aveva offerto la sua vena a uno che aveva presunto fosse un nobile guerriero, non al nemico del suo Re.

Che storia incresciosa era stata.

Le narici di Wrath si dilatarono come se stesse testando il profumo del maschio. «Quindi, cosa ti aspetti che me ne faccia di questa notiziola lampo? Senza offesa, ma dove sei e a chi sei affiliato non influenza il mio mondo in un modo o l'altro.»

«Ma conoscere la posizione in cui la Banda dei Bastardi dorme lo farebbe.»

«E tu me la dirai» concluse il Re con voce annoiata.

«Pensi che stia mentendo?»

«Mai sentito parlare di quel figlio di puttana del Cavallo di Troia?» sputò fuori V. «Perché lo sto guardando adesso.»

La mascella di Wrath si contrasse. «Dacci un indirizzo se vuoi. Ma proprio come per le tue alleanze politiche, il domicilio della Banda dei Bastardi non si trova ai primi posti sulla mia lista della merdaccia da risolvere.»

«Sei un pazzo allora-»

All'improvviso, i membri della Confraternita balzarono in avanti e il potente e chiaro grido di Wrath fu l'unica cosa a far sì che Throe tenesse ancora la pelle sulle sue ossa.

Il Re si chinò in avanti e abbassò la voce fino renderla una specie di sussurro. «Fa' a te stesso un favore, stronzo, e sta attento. Questo gruppo di teste di cazzo rabbiose ha un grave problema di udito anche quando si tratta di ordini impartiti da me, e a loro non piaci tanto quanto non piaci a me. Vuoi vivere abbastanza a lungo per vedere un'altra notte? Dovrai cambiare atteggiamento.»

«Dovresti preoccuparti di Xcor» continuò imperterrito Throe. «Lui è capace di ogni cosa, e i soldati che combattono per lui soffrono dello stesso tipo di devozione che questi maschi mostrano nei tuoi riguardi.»

Wrath si lasciò sfuggire una risata, il suono era in qualche modo più malvagio e letale rispetto alla bruta aggressività che i Fratelli avevano appena mostrato. «Grazie per la segnalazione. Me ne ricorderò. Abalone?»

Abalone emise uno squittio e scattò in avanti. «Sì, mio Signore.»

«Hai intenzione di lasciare che questo maschio viva con te? Parente con parente?»

«No, gli ho detto che dovrà andarsene questa notte.»

«Non buttarlo fuori a calci per causa mia. Non mi interessa se resta oppure se se ne va.»

Abalone aggrottò la fronte - e si chiese se stava per essere declassato. «La mia fedeltà è per voi e voi soltanto. Ai miei occhi, lui è corrotto, non importa ciò che dice e quali siano le sue affiliazioni.»

Wrath emise un vago suono dalla parte posteriore della gola e riallineò il viso verso Throe. «Dici che le priorità di Xcor non sono più le tue.»

«Esatto.»

«E non hai intenzione di perseguire i suoi obiettivi.»

«No. Assolutamente no.»

Ci fu una pausa in cui le narici di Wrath vibrarono come se stesse mettendo alla prova il profumo del maschio.
«Molto bene, allora.» Wrath annuì alla sua guardia privata. «Andiamocene da qui. Ho del lavoro vero da sbrigare.»

Nessuno si mosse. Né i Fratelli. Né Throe. Tantomeno Abalone, che aveva la sensazione che i suoi mocassini fossero inchiodati al pavimento.

«V» scattò il Re. «Usciamo da qui.»

Ci fu un momento imbarazzante, poi il fratello Vishous e il fratello Butch si posizionarono accanto al Re. Stando vicino alle sue spalle, uscirono fuori con Wrath, Zsadist alle spalle che chiudeva il gruppo.

Gli altri rimasero indietro, facendo chiaramente la guardia a Throe fino a quando il Re non avesse lasciato la proprietà sano e salvo.

«Abalone» chiamò Wrath, fermandosi alla porta d'ingresso.

Al suono del suo nome, Abalone schizzò fuori dalla biblioteca e attraversò l'ingresso con il cuore in gola. Sapeva ormai da moltissimo tempo di amare il suo Re, ma l'idea che avrebbe perso il suo lavoro? Aiutare i civili negli incontri e trovare aiuto era-

«No, non sei licenziato» sussurrò Wrath. «Per l'amor del cielo. Cosa farei senza di te?»

«Oh, mio ​​Signore, io-»

«Ascolta, Abalone. Voglio che lo lasci rimanere qui per tutto il tempo che vuole. Non credo per niente a questa stronzata. Potrebbe davvero aver lasciato Xcor e i Bastardi, ma non mi fido di lui, e io sono uno che crede nel tenersi vicini i nemici.»

«Certo, mio ​​Signore. Sì, sì. Naturalmente.» Abalone si inchinò anche se un improvviso disagio sconvolse la sua mente. «Farò qualsiasi cosa e tutto ciò che desiderate.»

Come se il Re ancora una volta fosse in grado di leggere le menti, Wrath esclamò: «So che sei preoccupato per tua figlia. Fino a quando non si sistema tutto, perché non la lasciare soggiornare nella mia casa pubblica? Può avere uno chaperon, e la sicurezza è monitorata ventiquattrore su ventiquattro, sette giorni su sette lì».

V si avvicinò. «Abbiamo due diverse gallerie sotterranee che conducono fuori dalle suite nel seminterrato, e invieremo un nostro doggen per prendersi cura di lei. Sarà perfettamente al sicuro.»

Oh, santissima Vergine Scriba, pensò Abalone.
Solo che poi pensò che Paradise stava diventando irrequieta, e non perché fosse innamorata o ansiosa di trovare un compagno. Lei era una giovane femmina vivace con così tante opportunità davanti a lei, eppure come aristocratica, le sue opzioni erano limitate.

Forse cambiare casa per un po' avrebbe avuto i suoi vantaggi.

E di certo non voleva che Throe le girasse attorno.

Combattuto tra la preoccupazione genitoriale, il dovere verso il suo Re, e la tristezza che la sua unica figlia stesse di fatto crescendo, lui si ritrovò ad annuire con un picco di nausea. «Sì, grazie. Credo che le piacerebbe.»

«Mi assicurerò personalmente che sia al sicuro» disse Zsadist, inclinando la testa una volta, come se stesse facendo una promessa. «Ho una figlia. So come ti senti.»

Sì, pensò Abalone. Aveva sentito che il Fratello Zsadist, nonostante la sua più temibile influenza, era in realtà un maschio di famiglia con una figlia adorata anche lui.

Improvvisamente, Abalone sentiva meglio, e fece un profondo inchino al combattente sfregiato.

«Grazie, Padrone. Lei è il mio più prezioso amore.»

«Bene. È deciso.» Di colpo il volto di Wrath cambiò posizione, come se stesse guardando sopra la spalla di Abalone verso la libreria. «Xcor è prevedibile nella sua brutalità, un vero e proprio combattente vecchia scuola venuto fuori dalle pagine dal taccuino del Carnefice. Ma quell'attacco finale contro il mio trono era una tattica che coinvolgeva la legge e la mia amata Regina mezzosangue. Questo è il modo in cui combattono gli aristocratici. Xcor non ha tirato fuori quel piano dal suo culo - doveva averlo escogitato Throe. È l'unica spiegazione possibile. Per cui può di fatto aver chiuso con Xcor, ma anche se non ha mentito su tutto quello che ha detto là dentro? Non sapremo davvero se le sue alleanze sono quelle per un po' di tempo.»

Abalone non intendeva farlo, ma prima di rendersene conto, le sue mani si erano allungate in avanti e avevano stretto il palmo di Wrath. Portò il diamante nero del Re alle labbra e baciò l'anello.

E ancora una volta ringraziò la Vergine Scriba che il maschio giusto fosse sul trono.

«La mia fedeltà è per voi, mio ​​Signore» sospirò. «E per voi solo.»



*    *    *



Una volta che Wrath lasciò non solo la proprietà, ma l'intera provincia a cui faceva capo la villa, giunse il momento di mostrare a Throe il dito medio e giocare agli Hardy Boys (serie di narrativa gialla per ragazzi) con l'indirizzo che il bastardo aveva dato loro.

Rhage era stato l'ultimo a lasciare la biblioteca e, giusto per rompergli il cazzo, si era avvicinato a Throe con una mossa repentina e un Boo! che il figlio di puttana aveva fatto un salto indietro e aveva sollevato le braccia per proteggersi la faccia.

Fighetta.

Fuori sul prato, lui tirò fuori il telefono e mandò un sms: Tutto bene. Wrath e gli altri tutto ok. vado a mettere in sicurezza un locale sospetto. Si fermò. Poi digitò di nuovo, Cosa hai addosso? Stava per mettere in tasca il cellulare quando lui aggrottò la fronte e inviò un secondo messaggio a qualcun altro. Come va? Serve niente?

«Va bene, siamo pronti?» chiese Vishous.

Phury e Z annuirono mentre Rhage intascava il cellulare e faceva scoccare le nocche. «Voglio che i Bastardi siano là. Ho bisogno di un buon corpo a corpo. Devo entrare.»

«Si sente» mormorò qualcuno.

Uno per uno scomparvero e viaggiarono in un miscuglio di molecole, in direzione di un tipo molto diverso di quartiere. Quando ripresero forma, si trovarono all'inizio di un vicolo cieco in una proprietà in pieno sviluppo di case da due o trecentomila dollari che erano probabilmente abitate da persone che sfornavano marmocchi, che sostenevano due lavori impiegatizi al livello più basso della scala aziendale, e che volevano disperatamente promuovere le loro BMW serie 3 a serie 5.

Yuppie in aumento.

Che lo risparmiassero.

Nessuno fece rumore mentre passavano da disarmati a corazzati fino ai denti. L'approccio alla casa in questione avvenne su più fronti, i quattro maschi si divisero e si avvicinarono alla struttura coloniale al buio da ciascuno dei punti cardinali.

Rhage indossò il cappuccio nero in modo che il capelli biondi non fossero un faro nella notte e si posizionò nella parte posteriore dell'angolo sinistro, poi si smaterializzò attraverso i boschi, avvicinandosi mentre si riparava dietro agli alberi. Lasciò spazio ai suoi istinti, sondò quello che avrebbe potuto esserci sotto quel tetto, dietro quelle pareti solide, restando fuori portata di vista dalle finestre scure.

Niente lo informava di qualche presenza. Non c'erano lame di luce. Nessuna ombra si muoveva all'interno. Nessun suono, dentro o fuori il perimetro.

Al controllo incrociato con Z, che lui poteva vedere dal suo occhio sinistro, e Phury, che si trovava alla sua destra, Rhage fece segno verso l'alto... poi si smaterializzò sul tetto.

Le tegole di asfalto davano una buona trazione e lui si accovacciò, ben consapevole di rappresentare un facile obiettivo con la sua sagoma che si stagliava contro il cielo notturno. Non c'era la luna quella notte, il che era un vantaggio, ma era un dannato bersaglio facile lassù. 
Avvicinandosi alla ciminiera, poggiò le spalle alla pila di mattoni e malta e si mise in ascolto.

Ancora nessun rumore.

Quando il fischio arrivò, era da basso, Rhage chiuse gli occhi e si smaterializzò di nuovo a terra.

Z, Vishous e Phury erano in piedi insieme nella parte posteriore.

«Niente lassù» sussurrò Rhage.

«Io non vedo niente dentro» concordò Phury.

V fissò la casa. «Quindi dobbiamo presumere che si tratti di una trappola esplosiva.»

Già. Era esattamente quello che stava pensando lui.

«Non hai nulla con cui disarmare quella merda?» chiese Rhage.

V alzò gli occhi di diamante. «Sono un cazzo di boy scout. Cosa credi?»

«Qual è l'approccio?»

Decisero di entrare attraverso una delle finestre della cucina. Le porte erano troppo ovvie, come lo era il camino, per non parlare del garage.

Fecero il giro e raggiunsero la veranda sul retro, V si tolse il guanto rivestito di piombo, tirò fuori il pugnale nero e raggiunse la finestra sopra il lavandino. Con la punta dell'arma appoggiata al vetro, segnò un cerchio; poi accostò le dita incandescenti all'interno del ritaglio e rimosse la sezione in modo che non cadesse all'interno. Tre. Due.

Uno-

Silenzio.

Rhage si guardò intorno e non sentì nulla: rumore di passi nel sottobosco, lo scatto della sicura tolta a una pistola, un fruscio di abiti.

Niente.

V serpeggiava la mano normale attraverso il buco che aveva fatto e accese la sua torcia. All'interno, una normalissima cucina venne illuminata dal fascio sottile: frigorifero, piano cottura, pensili. Soprattutto, non c'era nulla di sospetto, niente scatole o sacchetti con cavi che fuoriuscivano nel mezzo della camera, nessuna luce intermittente, nemmeno un pannello di allarme in evidenza.

«Pronto?» chiese V.

Rhage fece un profondo respiro, testando l'aria che usciva dalla casa. Il profumi erano di sudore maschile, alcol, tabacco, detergenti per armi... una pizza... carne cotta.

Ed era tutto fresco.

«Entro prima io» esclamò Rhage. Con la sua bestia aveva più probabilità di sopravvivere a una bomba: sbalzi estremi di temperatura, dolore o aggressività, e l'altra parte di sé si sarebbe attivata in una frazione di secondo, fornendogli un insieme di scaglie che era meglio di qualsiasi tipo di giubbotto antiproiettile.

«Stai attento, fratello mio » disse Phury.

«Sempre. Ho ancora tanti pasti da consumare.»

Rhage si smaterializzò e prese forma sul linoleum. Segnale d'attesa. Ancora una volta.

Ma nessun allarme si azionò. Niente imboscate. Nessuno che urlava o che sussurrava di attaccare.

Fece un passo in avanti. Un altro. Un terzo, in attesa di una mina nascosta che venisse innescata.

Sotto i suoi anfibi, i pannelli del pavimento scricchiolavano e gemevano.

Questo era tutto.

«Sei abbastanza lontano, Hollywood» ordinò V attraverso ritaglio della finestra. «Fammi entrare lì dentro.»

Vishous si unì a lui mentre i gemelli rimanevano fuori a monitorare l'esterno. Con mosse rapide dettate dall'abitudine, V indossò una cuffia e si guardò intorno. Tirò fuori un bomboletta spray per l'aerosol e colpì l'ugello, muovendosi in un cerchio.

«È pulito, da quel che riesco a vedere.»

Rhage guardò alla porta sul retro. «Così è lì che si trova il tastierino di sicurezza.»

Il pannello del sistema di allarme non aveva alcuna luce intermittente sul davanti, niente verde significava via libera. Niente rosso significa funzionante.

«Dobbiamo setacciare l'intera casa» mormorò V in tono cupo.

Rhage annuì. «Mi occupo del primo piano.»

«Lo facciamo insieme.»

Con passi attenti, si diressero in la parte anteriore della casa, V indossava gli occhiali sportivi, la pelle di Rhage formicolava sulla schiena come se la bestia si unisse d'istinto alla parata.

Chiaramente la camera anteriore era quella dove i Bastardi avevano trascorso la maggior parte del loro tempo. C'erano diversi divani fissati ad angolo in modo da formare un cerchio, e gli odori lì erano i più forti - al punto che Rhage ipotizzò che i guerrieri avessero tirato le tende e in realtà dormito a terra durante le ore diurne.

Vari rifiuti erano disseminati sul pavimento: scatole vuote di munizioni che suggerivano il possesso sia di fucili a pompa che di calibro 40. Bottiglie vuote di Jack (Daniels) e Jim (Beam). Sacchetti di plastica di Hannaford pieni di involucri accartocciati di barrette proteiche, flaconi di Motrin senza tappo e rotoli di garza chirurgica macchiati da sangue secco. Una scatola aperta di Papa John's (catena di pizzerie in franchising statunitense) in cui era rimasta una sola fetta di pizza - che era fredda, ma non ammuffita.

«Non vivono più qui» esclamò V.

«E se ne sono andati in fretta» mormorò Rhage, infilzando un altro sacchetto col logo Hannaford con la punta d'acciaio del suo anfibio.

Non c'era un solo zaino. Borsone. Un qualsiasi bagaglio. E anche se non avrebbe contato nessun membro della Banda dei Bastardi come qualsiasi tipo da Town & Country ( rivista che mostra tutto il meglio che il mondo ha da offrire) grazie ai loro effetti personali, là non c'era nemmeno un calzino spaiato, degli stivali da combattimento di riserva, o un cazzo di pettine.

Quando Rhage arrivò alla base delle scale, sentì il suo telefono vibrare nella tasca interna della giacca di pelle. Ma non lo controllò. Non aveva intenzione di venire fottuto in quella casa vuota, e più lui e suo fratello si addentravano all'interno, maggiori erano le probabilità che incappassero in qualcosa che avrebbe potuto costare loro un braccio. Una gamba.

Le loro vite.

Questa era la realtà del lavoro che svolgevano, ed era qualcosa che accettava, primo perché non voleva che nessuno maltrattasse la razza o il suo Re, che fosse un gruppo di assassini dal puzzo merdoso o la combriccola di lavande vaginali di Xcor. E secondo, non era che lui sapesse fare qualcos'altro.

Beh, altro oltre a mangiare e scopare, e Dio sapeva quanto lui si occupasse di entrambe le attività molto, molto bene durante il suo tempo libero.

Diavolo, anche con tutta la massima allerta in corso in quel momento, nella parte posteriore della sua mente era già partito il conto alla rovescia delle ore fino a quando non sarebbe tornato dalla sua Mary, che lo aspettava completamente nuda, cazzo.

Notti come questa gli facevano pensare con affetto di poterla baciare laggiù dove tanto la faceva godere per sette ore di fila.

Scuotendosi Rhage si concentrò di nuovo e si avvicinò alla base delle scale.

«Vado su» disse a suo fratello.

«Aspettami.»

Ma, naturalmente, non lo fece. Si limitò a salire, un piede dopo l'altro, e un altro ancora. Probabilmente era una mossa stupida, ma lui non era mai stato bravo ad attendere.

Non faceva parte della sua natura.




11 commenti:

  1. Ciao, siete tutti in ferie? Io purtroppo le ho finite. Baci baci

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  2. Ferie finite da un pezzo ed ora non vedo l'ora di riprendere il nostro appuntamento settimanale..
    Speravo di ritrovarvi tutte qui in settembre.Buona serata

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    1. Salve ragazze. È uscita la versione Mondolibri delle Ombre, ma qualcuna vuole ancora le traduzioni?

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    2. Ciao a tutti, si grazie, non ho ancora trovato il libro in italiano. SMACK

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  3. Se riesci e ti va Cristiana io preferisco le tue traduzioni ed è un modo per ritrovarci qui...ovviamente se tu hai voglia e tempo..baci

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  4. Anche a me piacerebbero i tuoi capitoli tradotti - ne sarei felicissima grazie

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  5. Ho dimenticato di firmare scusa - Adele

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  6. Bellissime siete <3
    Allora mercoledì avrete il 17° capitolo

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  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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