mercoledì 7 maggio 2014

Capitolo 5 di THE KING di J. R. Ward



The King


5


Quando John Matthew salì la magnifica scalinata della magione, l'ultima cosa che aveva in mente era il passato.

Mentre saliva era concentrato su, in ordine d'importanza: spogliare la sua shellan prima dell'Ultimo Pasto; entrare nella loro camera da letto con la shellan nuda tra le braccia; eeeee avere la sua shellan nuda sotto di lui in camera da letto prima dell'Ultimo Pasto. 

Che lui fosse completamente vestito o meno? Non era un gran problema a eccezione della roba al di sotto della cintola. E se fosse giunto il momento critico, avrebbe scommesso tutto sul discorso della camera da letto - ammesso che ovunque fossero andati a finire offrisse un minimo di privacy.

Per cui, sì, mentre proseguiva verso il secondo piano, era parecchio collegato al presente e alla presenza di Xhex - che, se tutto era andato secondo i piani, aveva lasciato l'Iron Mask quindici minuti prima e adesso ricopriva la parte "nuda" e "camera da letto" tra i suoi pensieri.

Tuttavia, il fato offrì un diversivo.

Quando arrivò al ballatoio del primo piano, le doppie porte dello studio erano aperte, e lui vide un quadretto familiare: il Re seduto alla scrivania intarsiata con la Regina in grembo; George, il golden retriever, ai loro piedi; Saxton, l'ex fiamma di Blay e attuale legale di Wrath, seduto a un lato del divano. Come al solito l'immensa superficie del tavolo era ricolma di documenti, e Wrath aveva un umore di merda.

Infatti, quell'espressione arcigna era parte integrante della stanza, proprio come gli antichi mobili francesi che soffrivano nel contenere i Fratelli durante le riunioni e le pareti azzurro chiaro che erano di sicuro più consone al boudoir di una qualche pollastrella di nome Lisette o Louisa.

Ma cosa ne sapeva lui di Extreme Home Makeover?

Fermandosi per fare un saluto, aveva intenzione di proseguire verso la sua stanza, trovare la sua compagna, prenderla in diverse posizioni - e infine scendere fresco di doccia per il pasto finale del giorno.

Invece... appena prima di voltarsi... incrociò lo sguardo della sua sorellastra, Beth.

Nello stesso istante in cui s'istaurò la connessione, un insieme di neuroni esplose nel suo cervello, e ci fu un eccessivo sovraccarico elettrico per la sua scheda madre. Senza alcun avviso, andò in caduta libera, il peso del corpo si spostò all'indietro mentre lo spasmo gli colpiva i muscoli, rendendoli prima spastici e poi completamente rigidi.

Perse conoscenza prima di toccare il pavimento...

*    *    *

... e quando riprese conoscenza, la prima cosa che accusò fu il ouch-ouch-ouch della testa e del culo.

Sbattendo le palpebre lentamente, scoprì che almeno poteva vedere, il soffitto in alto divenne più chiaro giusto prima che si accorgesse dalla fila di facce preoccupate. Xhex era proprio al suo fianco, la mano con cui impugnava l'arma tra le sue, le sopracciglia basse come se avesse voluto entrare nell'oscurità del suo svenimento per riportarlo da lei.

Come mezzo symphath, forse poteva farlo. Era forse quella la ragione per cui si era ripreso tanto in fretta? O aveva perso conoscenza per ore?

La dottoressa Jane era affianco a lei, e dall'altra parte c'erano Qhuinn e Blay. Wrath era ai suoi piedi insieme a Beth -

Nel momento in cui registrò la presenza della sorella, l'attività elettrica ricominciò, e con la minaccia incombente di un secondo giro di dormi bambino, dormi tesoro, tutto quello a cui riuscì a pensare fu, Dannazione, non mi succedeva da un botto di tempo.

Aveva creduto d'aver chiuso con quella merda.

Non aveva mai avuto crisi fino a che non aveva incontrato Beth per la prima volta - e dopo di allora c'erano stati altri episodi, sempre a bruciapelo, mai con uno schema da poter comprendere. L'unica buona notizia? Non gli era mai capitato durante il combattimento e non aveva messo in pericolo la sua vita -

Spontaneamente, il suo corpo s'innalzò, il torso si sollevò dal tappeto come se qualcuno dall'alto lo trasportasse su con una corda legata attorno alla gabbia toracica.

"John?" disse Xhex. "Sdraiati, John."

Qualcosa sgorgò nel suo petto, qualche tipo di emozione crescente che era sia fuori dalla sua portata che completamente viscerale.

Allungandosi verso Beth, le prese la mano - e quando lei si accovacciò, la sua bocca iniziò a muoversi, le labbra e la lingua trovarono schemi sconosciuti ripetutamente... anche se nessun suono ruppe il suo mutismo.

"Cosa sta cercando di dire?" chiese Beth. "Xhex? Blay?"

L'espressione di Xhex restò impassibile. "Niente. Non sta dicendo niente."

John aggrottò la fronte e pensò, Stronzate. Eppure non ne sapeva più di Beth - l'unica cosa certa era che non riusciva a smettere di cercare di comunicare.

"John, qualunque cosa sia, è tutto a posto." Sua sorella gli strinse la mano. "Stai bene."

Ergendosi al di sopra della sua shellan, sul volto di Wrath scese un'espressione implacabile - come se avesse colto qualche sensazione che non gli piaceva.

All'improvviso, John sentì la sua bocca muoversi con un nuovo schema, stava per esprimere altre cose; anche se che fosse dannato se sapeva quali fossero. Nel frattempo, Beth aggrottò la fronte... come Wrath...

Ed eccolo. 

Il cervello iniziò a spegnersi, il campo visivo si restrinse su Beth e vide solo il suo viso.

Per nessuna buona ragione, si sentiva come se non l'avesse vista da almeno un anno o due. E i suoi lineamenti, i grandi occhi blu, le ciglia scure, i lunghi capelli neri... gli riverberarono in petto.

Non in maniera romantica, no.

Era qualcosa di completamente diverso - e tuttavia altrettanto potente.

Peccato che non potesse ritardare l'incoscienza abbastanza a lungo da capirci qualcosa.

*    *    *

"Siamo pronti."

Quando Assail terminò la seconda pista di cocaina, si sollevò dal piano di granito e guardò i suoi cugini. All'altro lato della cucina della casa di vetro sul fiume Hudson, i due maschi erano vestiti in nero opaco dalla testa ai piedi. Anche le pistole e i pugnali non riflettevano la luce.

Perfetto per quel che aveva pianificato.

Assail richiuse il tappo della boccetta e la fece scivolare nella giacca di pelle. "Andiamo, allora."

Facendo strada dalla porta sul retro verso il garage, si ricordò del perché li aveva fatti venire a Caldwell dal Vecchio Continente: erano sempre pronti e non facevano mai domande.

Da quel punto di vista, erano esattamente come le armi automatiche che portavano sui loro corpi allenati notte e giorno.

"Andiamo a sud," ordinò. "Seguite il mio segnale."

I gemelli annuirono, le loro facce perfettamente identiche composte e serie, i corpi massicci pronti a ergersi e disporre di qualsiasi cosa fosse necessaria per ogni situazione. In verità, erano gli unici di cui si fidava - e anche quella garanzia, basata sul legame di sangue, non era assoluta.

Quando Assail indossò la maschera nera, lo fecero anche loro - e si smaterializzarono. Chiudendo gli occhi, Assail rimpianse di aver sniffato la cocaina. Non avrebbe dovuto sballarsi - considerato dove stavano andando, era fatto a sufficienza. Tuttavia, più tardi l'essersi fatto di polvere bianca divenne simile a quando indossava il cappotto oppure a quando metteva una calibro quaranta sotto al braccio.

Una ripetizione meccanica.

Concentrazione... concentrazione... concentrazione...

Determinazione e volontà si fusero in un battito e la sua forma fisica si disperse in un insieme di molecole. Soffermandosi sulla sua destinazione, ci si diresse percependo la presenza dei cugini nei cieli notturni insieme a lui.

Riconobbe vagamente che questa escursione non era appropriata. Come uomo d'affari, calcolava la vita in base al ritorno sull'investimento: qualunque cosa facesse si fondava sul ritorno di cui avrebbe goduto in base all'investimento fatto. Che era il motivo per era entrato nel commercio della droga. Era difficile avere dei migliori margini di profitto rispetto alla vendita al mercato nero di prodotti chimici agli umani.

Per cui, no, non era un soccorritore; era l'antitesi del Buon Samaritano. E quando si parlava di vendetta? Si sarebbe consumata per mano sua, mai di un altro.

Ma c'erano sempre le eccezioni e si applicavano proprio a quel caso in particolare.

La sua destinazione era una villa a West Point, a New York, una rispettabile antica casa in pietra costruita dietro chilometri di prato all'inglese. Assail era già stato in quella proprietà una volta - quando era stato pedinato da una certa ladra d'appartamenti... e vederla non solo penetrare all'interno superando un sistema di sicurezza funzionale, ma trascinarsi per la casa senza aver preso un cazzo di niente.

Eppure, aveva appena voltato una delle sculture di Degas dalla sua posizione originaria.

E le conseguenze per lei erano state disastrose.

Violente.

Riprendendo forma nell'angolo più in basso dell'immenso prato frontale, si nascose in mezzo agli alberi che delimitavano il limite esterno della proprietà. Quando i cugini gli si materializzarono di fianco, ricordò del primo viaggetto che aveva fatto là, immaginò Sola tra la neve, il suo parka bianco che ondeggiava mentre gli sci di fondo la conducevano verso l'obiettivo.

Semplicemente straordinaria. Era l'unico modo in cui riuscisse a descrivere ogni singolo aspetto di quella donna -

Un ringhio possessivo gli crebbe in gola - un'altra cosa che non era assolutamente da lui. Raramente gli importava d'altro che non fosse denaro... di sicuro non rientravano le femmine e mai e poi mai le donne umane.

Ma Sola era stata diversa dal momento in cui aveva sentito il suo odore mentre sconfinava nella sua proprietà - e l'idea che Benloise l'avesse rapita? Dalla sua casa? Dove dormiva sua nonna?

Inaccettabile.

Benloise non sarebbe sopravvissuto alla scelta che aveva fatto.

Assail iniziò ad avanzare, controllando il paesaggio con la sua vista acuta. Grazie alla luminosa luna invernale, avrebbe potuto essere giorno come le due del mattino - tutto dai cornicioni della casa ai contorni dei balconi alla dependance sul retro era chiaramente visibile di fronte a lui.

Non si muoveva una foglia. Né all'esterno né dietro le finestre buie della casa stessa.

Avvicinandosi, girò sul retro, riacquisendo familiarità con la disposizione dei balconi e i piani. Che famiglia ricca, pensò. Affermata. Proprio come un non grossista di sostanze stupefacenti potrà mai ottenere.

Forse Benloise era poco orgoglioso di come aveva fatto i soldi.

"Ora entriamo qui dentro," disse Assail a bassa voce, indicando col mento le vetrate del portico.

Svanendo alla vista dei gemelli, ricompattò le molecole all'interno, e rimase immobile in ascolto di passi di qualcuno, di un urlo, una corsa, una porta chiusa.

Il luccichio della luce rossa in un angolo lo informò che l'allarme era attivo - e i sensori di movimento non avevano ancora rivelato la sua presenza. Nell'istante in cui si fosse mosso? Sarebbe scoppiato l'inferno.

Era quello il piano.

Prima di tutto Assail mise fuori uso le videocamere interne. Poi attivò l'allarme tirando fuori dalla tasca un sigaro cubano - a quel singolo movimento, la luce lampeggiò all'istante. E mentre lo suonava, se la prese comoda ad accendere il sigaro, aspettandosi l'ingresso di una quantità di braccia nerborute e colli taurini.

Quando non successe, esalò il fumo oltre la propria spalla e avanzò verso il primo piano coi cugini alle calcagna. E mentre camminava, lasciava cadere la cenere sui tappeti orientali e i pavimenti in marmo di Carrara.

Un piccolo biglietto da visita nella spiacevole circostanza che non incontrassero nessuno. Considerando la ritorsione che l'uomo credeva inappropriata per il re orientamento della statua, i resti del sigaro avrebbero fatto uscire fuori di testa il bastardo.

Quando non trovò nulla nelle stanze adibite al pubblico, si diresse verso l'ala adibita alla servitù dove scoprì una cucina moderna vuota e totalmente grigia. Dio, che noia - tutto lo schema grigio cromato gli ricordava il pallore della vecchiaia, e i mobili sparsi suggerivano che il decoro non era una priorità negli spazi che Benloise non era solito frequentare. Ma più di tutto, come nelle sale da basso, non c'era l'odore della presenza di Sola, nemmeno di polvere da sparo o sangue fresco. Non c'erano neanche piatti in nessuno dei tre lavabi panciuti, e quando aprì il frigorifero, trovò una confezione da sei di Perrier sul ripiano superiore e basta.

Una serie di fari illuminò le finestre, illuminandogli la faccia, disegnando ombre allungate tra le gambe del tavolo, il retro delle sedie e i ripiani degli utensili da cucina.

Assail esalò una nuvola di fumo a forma di fungo e sorrise. "Usciamo a dargli il bentornato a casa."

Solo che il veicolo superò la casa e andò alla dependance - indicando che chiunque fosse non era venuta perché era scattato l'allarme.

"Sola..." sussurrò mentre si smaterializzava sul prato coperto di neve.

Le emozioni schizzarono alle stelle, tuttavia si assicurò di disattivare le telecamere che davano sul retro - poi si strappò la maschera dalla faccia per respirare meglio.

La berlina non identificata si fermò all'inferriata prima del garage e due uomini bianchi scesero dai sedili anteriori, chiusero le portiere e girarono intorno a -

"Salve, amici miei," disse Assail alzando la canna della sua calibro quaranta verso di loro.

Ah, guarda. Erano degli ottimi ascoltatori, ognuno di loro s'immobilizzò dopo aver sobbalzato al suono della sua voce.

Assail andò verso l'uomo alla sua destra e lo tenne sotto tiro sapendo che i gemelli si sarebbero concentrati sull'altro. Quando si avvicinò, si chinò e sbirciò attraverso i finestrini posteriori, sperando si vedere Sola come una specie di compromesso...

Niente. Non c'era nessuno, legato o imbavagliato, svenuto o tremante nell'attesa del pestaggio che sicuramente sarebbe arrivato.

"Apri il bagagliaio," ordinò Assail. "Solo uno di voi - tu. Aprilo."

Quando Assail seguì l'uomo sul retro, tenne la pistola proprio dietro alla testa dello stronzo, l'indice sul grilletto, pronto a sparare.

Pop!

La serratura si aprì rilasciando il cofano che si aprì silenziosamente, le luci interne si accesero...
E illuminarono due borsoni. Solo quello. Nient'altro che due borsoni in nylon neri.

Assail aspirò dal sigaro. "Dannazione - lei dov'è?"

"Dov'è chi?" chiese l'uomo. "Chi sei -"

Con un'ondata di puro odio, la rabbia gli annebbiò la mente e prese il controllo.

Il secondo Pop! lo fece il proiettile che esplose dalla pistola di Assail direttamente nel lobo frontale del tizio. E nell'impatto uno spruzzo di sangue ricoprì le borse di nylon, l'auto e il vialetto.

"Gesù Cristo!" esclamò l'altro tizio. "Che cosa -"

La furia, non stemperata da un qualsiasi apparente ragionamento, fece ruggire Assail in modo orribile - e il grilletto sparò di nuovo. Per così dire.

Il Pop! numero tre colpì l'autista, il proiettile si conficcò tra le sopracciglia, il corpo cadde indietro in caduta libera.

Quando le braccia e le gambe molli toccarono la neve, si sentì la voce dura di Ehric. "Ti sei reso conto che avremmo potuto interrogarli."

Assail addentò il sigaro aspirando a lungo, in modo da non fare qualcosa ai propri cugini che avrebbe rimpianto. "Prendete i borsoni e nascondeteli dove potremo trovarli -"

In fondo alla strada, un'auto svoltò dalla principale e proseguì verso loro. "Finalmente," si lamentò Assail. "Mi sarei aspettato una risposta più veloce."

L'auto frenò di fronte alla casa - almeno fino a quando chi si trovava dietro il volante vide Assail, la berlina e i cugini. Allora le gomme riagguantarono la neve mentre veniva dato di nuovo gas.

"Prendete i borsoni," sibilò ai gemelli. "Andate."

Illuminato dai fari, Assail abbassò la pistola contro la coscia così che si perdesse tra le pieghe del suo cappotto a tre quarti in pelle - e ordinò al suo braccio di starsene lì. Quello che lo infuriava maggiormente, era che Ehric aveva ragione. Aveva appena ucciso due portavoce.

Un'ulteriore prova che quella storia lo mandava fuori di senno. E non poteva permettersi quell'inusuale sbaglio un'altra volta.

Quando la berlina si fermò, ne uscirono tre uomini e, ovviamente, erano preparati. Diverse canne puntavano nella sua direzione ed erano ferme: questi ragazzi l'avevano già fatto in passato, e infatti ne riconobbe due.
La guardia del corpo davanti a lui abbassò l'arma automatica. "Assail?"

"Dov'è lei?" pretese di sapere.

"Cosa?"

Per la verità cominciavano ad andargli a noia le sopracciglia aggrottate dalla confusione.

Il dito sul grilletto di Assail riprese a prudere. "Il tuo capo ha qualcosa che voglio indietro."

Gli occhi acuti del sicario si spostarono dalla prima berlina col bagagliaio aperto -  e dall'immediato scatto delle sopracciglia, parve notare le suole delle scarpe del suo predecessore sull'asfalto.

"Nessuno di loro ha voluto darmi una risposta," biascicò Assail. "Forse potresti provarci tu?"

All'istante, quell'arma tornò in posizione. "Cosa cazzo stai -"

Dal nulla, apparvero i gemelli e aggirarono il trio - e avevano molta più potenza di fuoco con tutte e quattro le mani strette sul quartetto di Smith & Wesson.

Assail tenne la pistola dov'era, temporaneamente fuori dall'azione."Vi suggerirei di abbassare le armi. Se non lo farete, vi uccideranno."

Ci fu una pausa minuscola - che durò un istante di troppo per i gusti di Assail.

In un battito di ciglia, il braccio si sollevò e pop! Sparò alla guardia più vicina a lui, piazzandogli un proiettile nell'orecchio con una traiettoria che lasciò gli altri due uomini immobili.

E quando il peso morto cadde a terra, lui pensò, Visto? C'era ancora tanto materiale vivente che respirava su cui poter lavorare.

Assail abbassò il braccio e esalò un'altro pennacchio di fumo che andò verso i fari, tingendo la luce d'azzurro. Rivolgendosi ai due rimasti in posizione verticale, disse, "Te lo chiederò ancora. Dov'è lei?"

Ci fu un gran parlare, ma non includeva le parole donna, trattenuta, o prigioniera.


"Mi state annoiando," disse, alzando la canna della pistola un'altra volta. "Vi suggerirei che uno di voi due venga subito al dunque."

7 commenti:

  1. Chissa se la Ward ci farà mai capire esattamente xké John ha queste crisi in presenza di Beth....e se gli altri sapranno mai che John é Darius...!!!!

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  2. La Ward e' stata sempre molto decisa nel dirci che John non saprà mai di essere Darius - che sia una strategia per tenersi sulle corde??? Non male! povero John! E Assail wow e' proprio incazzato!!! - Ciao Chris e grazie - Adele

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  3. Ha ragione Adele: ogni volta che le chiedono di John lei risponde di no, perché s'incasinerebbe troppo la storia.

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  4. Ank'io sapevo ke la Ward ha sempre sostenuto di non voler svelare che John è Darius, ma non capisco xkè insistere con queste crisi di John....secondo me c'è sotto qualcosa che sarà svelato solo in seguito....!!!!!!

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  5. Vero è il discorso che John nè nessun altro saprà mai che lui è la reincarnazione del loro fratello perduto e sono d'accordo con la Ward sul fatto che si incasinerebbe tutto. L'unica cosa, in effetti, è questo continuo far svenire John in presenza di Beth. Che dite? Potrebbe essere semplicemente che avvenga nei momenti in cui "l'anima di Darius" si sente più vicina alla figlia? Comunque, come John, anch'io credevo fosse episodio ormai superato.
    Sono molto curiosa, piuttosto, su altri punti che mi chiedo se vedranno una "spiegazione", un'evoluzione in questo libro. Bhe, una di sicuro: la figlia di Qhuinn, Layla e il suo rapporto con Xcor.
    Bene, ragazze! Un saluto a tutte e un grosso grazie alla nostra mitica Chris!
    Ross =)

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  6. MA il VI capitolo??? Oggi è mercoledìììììì :D :D :D

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  7. Kissà perchè fin dall'inizio ho sempre pensato che sarebbe stato John a succedere a Wrath sul trono ... staremo a vedere

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