mercoledì 30 ottobre 2013

Traduzione Capitolo 32 di Lover at Last di J.R.Ward


Lover at Last


32


Oh, beata potenza rilasciata, pensò Xcor guardando i suoi soldati, ognuno di loro armato e pronto per una notte di combattimenti. Dopo le ventiquattrore del recupero che aveva seguito il nutrimento di gruppo, mordevano il freno per uscire e trovare i loro nemici - e lui era pronto a sguinzagliarli dal seminterrato del magazzino.

C'era un solo problema: qualcuno camminava sul pavimento sopra di loro.
E manco a farlo apposta, i passi erano proprio sulla botola sulla sua testa.

Nell'ultima mezz'ora, avevano studiato gli spostamenti dei visitatori indesiderati. Uno era massiccio - un maschio. L'altro era più piccolo - di genere femminile. Non c'era alcun odore da seguire, comunque; quel livello sotterraneo era sigillato ermeticamente.

Con tutta probabilità, era solo una coppia di umani che passava di lì - anche se per quale motivo due che non erano dei senzatetto avrebbero dovuto sprecare il loro tempo girovagando in una struttura così decrepita in una notte fredda, proprio non riusciva a immaginarlo. Tuttavia chiunque fossero e qualunque fosse la ragione per la loro venuta, non avrebbe avuto alcun problema a difendere i loro diritti di occupanti abusivi, visto che lo erano.

Ma l'attesa non avrebbe danneggiato nessuno. Se avesse potuto evitare di fare uno scempio di alcuni insignificanti umani proprio lì? Significava che lui e i suoi soldati avrebbero continuato ad usare quello spazio indisturbati.
Nessuno disse una parola mentre l'andirivieni continuava.
Voci confuse. Basse e alte. Poi una conversazione telefonica interrotta.

Xcor aveva seguito lo squillo e la chiacchierata che ne era scaturita, camminando in silenzio verso l'altro portello dove la persona aveva scelto di fermarsi. Restando immobile, aveva ascoltato con difficoltà, afferrando solo la metà di una conversazione per niente interessante che non diede loro nemmeno l'identità della coppia.

Non molto tempo dopo, gli inconfondibili suoni del sesso filtrarono fin laggiù. Quando Zypher ridacchiò sommessamente, Xcor guardò nella direzione del bastardo per zittirlo. Anche se entrambe le botole erano state chiuse dal di sotto, nessuno sapeva che tipo di problema quei topi senza coda potevano scatenare in qualsiasi situazione.

Controllò l'orologio. Aspettò che i gemiti si spegnessero. Fece segno ai suoi soldati di restare fermi quando successe.

Muovendosi in silenzio, si avviò verso la botola nell'angolo più lontano del magazzino, che si apriva in quello che doveva essere stato un ufficio di sorveglianza. Aprendo la serratura, imbracciò una delle pistole, si smaterializzò fuori e inalò.

Non era umano.

Beh, ce n'era stato uno... ma l'altro era qualcosa di diverso. Oltre l'angolo, la porta che dava all'esterno era chiusa a chiave.

Procedendo come uno spettro, Xcor poggiò la schiena  contro il solido muro di mattoni del magazzino e guardò attraverso il pannello di vetro appannato della finestra.
Un paio di fanali brillavano là di fronte, nel parcheggio.

Smaterializzandosi passò attraverso un pannello a vetri rotto e andò sul tetto del magazzino dall'altra parte della strada.

Bene, bene, era davvero interessante.

C'era un'Ombra laggiù, seduto dietro al volante di una BMW col finestrino al lato guidatore abbassato e una femmina umana piegata nel SUV.

Era la seconda volta che s'imbatteva in uno di loro a Caldwell.

Erano pericolosi.

Tirando fuori il telefono, chiamò il numero di Throe cercando il volto del maschio tra i suoi contatti, e ordinò ai suoi soldati di uscire e andare a combattere. Si sarebbe occupato da solo di quella questione.

In basso, l'Ombra allungò il braccio, tirò a sé la donna prendendola per la nuca e la baciò. Poi inserì la retromarcia e se ne andò senza voltarsi indietro.

Xcor cambiò posizione per tenere il passo col maschio, passando da un tetto all'altro, mentre l'Ombra si dirigeva verso il quartiere dei club lungo le strade che correvano parallele al fiume -

All'inizio, la sensazione che percepì nel corpo gli suggerì un cambio di direzione del vento, le raffiche gelide sembravano venire proprio dalle sue spalle, mentre prima lo colpivano direttamente in faccia. Ma poi pensò... no. Era una cosa puramente interna. Qualunque increspatura sentisse era sotto la sua pelle -

La sua Eletta era nelle vicinanze.
La sua Eletta.

Abbandonò immediatamente le tracce dell'Ombra e si avvicinò al fiume Hudson. Cosa stava facendo -

In un'auto. Stava viaggiando in un'auto.

Da quello che gli diceva il suo istinto, stava andando ad alta velocità, tuttavia seguibile. Era sulla Northway e andava a sessanta o settanta miglia all'ora.

Inseguendoli in direzione delle file di magazzini, si concentrò sul segnale che percepiva. Poiché erano passati mesi da quando si era nutrito da lei, era stato preso dal panico nello scoprire che la connessione creata dal suo sangue nelle proprie vene stesse svanendo - al punto che era difficile localizzare il veicolo.

L'aveva poi identificata in una berlina lussuosa grazie al fatto che aveva rallentato e aveva svoltato all'uscita che convogliava il traffico verso il ponte. Smaterializzandosi su uno dei pilastri, piantò i suoi stivali da combattimento sulla cima di uno dei tiranti d'acciaio e aspettò che passasse sotto di lui.

Non appena lo fece, continuò ad andare avanti, diretto verso l'altra parte della città  sulla riva opposta.

Si fissò su di lei, mantenendo una distanza di sicurezza, anche se si chiese chi volesse prendere in giro. Se lui poteva sentire la sua femmina, lo stesso avrebbe fatto lei.

Ma non avrebbe abbandonato le sue tracce.


*    *    *


Mentre Qhuinn era seduto sul sedile passeggero della Mercedes, teneva la sua calibro quarantacinque Heckler & Kock in maniera discreta contro la coscia, e gli occhi passavano continuamente dallo specchietto retrovisore, ai finestrini laterali, fino al parabrezza. Di fianco a lui, Phury era alla guida, sul volante le mani del Fratello erano alle dieci e dieci e lo stringevano talmente forte che era come se stessero strozzando qualcuno.

Cavolo, c'era troppa merda schifosa da chiarire.
Layla e il bambino. L'intero incidente col Cessna. Quello che Qhuinn aveva fatto a suo cugino la notte prima. E poi... beh, c'era la cosa con Blay.

Oh, benedetto Dio dei Cieli... la cosa con Blay.

Mentre Phury imboccava l'uscita che li avrebbe condotti sul ponte, il cervello di Qhuinn passò dalla preoccupazione per Layla al rivedere tutte le immagini e i suoni e... i sapori vissuti durante le ore diurne.

Mentalmente, sapeva che ciò che era successo tra di loro era stato un sogno - e il suo corpo ricordava maledettamente bene ogni cosa, come il sesso era stato un marchio nella sua carne che aveva cambiato il suo modo di vedere le cose per sempre. Eppure, mentre stava per confrontarsi con la più recente tragedia del cazzo, quella brevissima sessione sembrava preistoria, non che avesse meno di una notte.

Aveva paura che sarebbe stata unica e sola.

Non toccarmi  così.

Lamentandosi, si massaggiò la testa.

"Non riguarda i tuoi occhi," disse Phury.

"Scusami?"

Phury lanciò un'occhiata verso il sedile posteriore. "Ehi. Come stiamo andando?" chiese alle femmine. Quando sia Layla che la dottoressa Jane risposero in maniera affermativa, lui annuì.

"Sentite, chiuderò per qualche secondo il pannello divisorio, okay? Va tutto bene qui."

Il Fratello non diede loro la possibilità di rispondere in alcun modo, e Qhuinn s'irrigidì sul sedile mentre lo schermo opaco s'innalzava dividendo la berlina in due. Non sarebbe sfuggito a nessun tipo di confronto, ma questo non voleva dire che stesse cercando il secondo round - e se Phury stava tagliando fuori quelle due, non sarebbe stata una cosa gradevole.

"I tuoi occhi non sono il problema," disse il Fratello.

"Chiedo scusa?"

Phury scostò lo sguardo. "Il mio essere incazzato non ha niente a che fare col tuo difetto. Layla è innamorata di te -"

"Non lo è."

"Vedi, adesso mi stai davvero facendo incazzare."

"Chiedilo a lei."

"Mentre sta perdendo il vostro bambino?" sbottò il Fratello. "Certo che lo farò."

Mentre Qhuinn trasaliva, Phury continuò. "Vedi, ecco com'è la cosa con te. Ti piace vivere al limite e sentirti libero - francamente, credo che ti aiuti a scendere a patti con tutte le stronzate che la tua famiglia ti ha fatto passare. E se  lottassi contro l'immagine che ti sei creato? Niente può ferirti. E sei libero di crederci o meno, ma riguardo a questo non ho nessun problema. Sei quel che sei, e superi tutte le notti e i giorni in ogni modo possibile. Ma quando spezzerai il cuore di un'innocente - soprattutto sotto la mia tutela? Ecco quando tra me e te ci sarà un problema."

Qhuinn guardò fuori dal finestrino. Prima di tutto, massimo rispetto per il grande uomo lì di fianco. L'idea che ci fosse un verdetto contro Qhuinn basato sul suo carattere invece che sul suo difetto genetico era un gradito cambiamento. E ehi, non è che non fosse d'accordo col tizio - almeno non fino a un anno prima. Prima di allora? Diavolo, sì, era stato fuori controllo su parecchi fronti. Ma le cose erano cambiate. Lui era cambiato.

Evidentemente, il fatto che Blay non fosse più disponibile era il tipo di calcio nelle palle di cui aveva bisogno per la sua fottuta crescita.

"Non mi piace più," disse.

"Quindi ti stai preparando a farne la tua compagna?" 

Quando non rispose, Phury strinse le spalle. "E qui ti volevo. Morale della favola - io sono responsabile per lei, legalmente e moralmente. Posso non comportarmi come Primale in qualche aspetto, ma per il resto prendo il mio compito dannatamente sul serio. L'idea che tu l'abbia messa in questo casino mi dà la nausea, e trovo quasi impossibile credere che non lo abbia fatto per compiacerti - hai detto che entrambi volevate un bambino? Sei sicuro che non fossi soltanto tu a volerlo, mentre lei voleva renderti felice? Sarebbe proprio da lei."

Era tutto un discorso retorico. E non era che Qhuinn  volesse criticare la logica, anche se era sbagliata. Ma mentre si passava una mano tra i capelli, pensò al fatto che era stata Layla ad andare da lui ed era qualcosa che si sarebbe tenuto per sé. Se Phury preferiva pensare che fosse tutta colpa sua, andava bene - avrebbe portato quel carico. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di alleggerire Layla dalla pressione e dall'attenzione.

Phury guardò attraverso i sedili. "Non va bene, Qhuinn. Non è così che agisce un vero maschio. E ora guarda in che situazione si trova. Tu le hai fatto questo. L'hai messa sul sedile posteriore di quest'auto ed è tutto sbagliato."

Qhuinn strinse forte gli occhi. Beh, questa cosa gli sarebbe rimbalzata in testa per i prossimi cento anni. Prendere o lasciare.

E mentre si avviavano alla fine del ponte e si lasciavano alle spalle le luci scintillanti del centro, tenne la sua dannata boccaccia chiusa, e anche Phury non parlò più.


Dopotutto, il Fratello aveva detto tutto, vero?

mercoledì 23 ottobre 2013

Traduzione Capitolo 31 di Lover at Last di J.R. Ward


Lover at Last

31


"È proprio quello che stavo cercando."
Parlando, Trez fece un giro nel vasto spazio vuoto del magazzino, gli stivali echeggiavano. Alle sue spalle, poteva facilmente percepire il sollievo emanato dall'agente immobiliare vicino alla porta.

Negoziare con gli umani? Come rubare le caramelle a un bambino.

"Potrebbe trasformare questa parte della città," disse la donna. "È una grossa opportunità."

"Abbastanza vero." Anche se non era che la tipologia di negozi e ristoranti che l'avrebbero seguito fosse elitaria: per la maggior parte sarebbero stati laboratori per tatuaggi e piercing, buffet economici, cinema a luci rosse.
Ma per lui quello non era un problema. Anche i protettori potevano essere orgogliosi nel loro lavoro - e francamente, si fidava degli artisti del tatuaggio mooooolto più di quei tanti che venivano chiamati "cittadini onesti."

Trez si voltò. Lo spazio era impressionante,  tanto alto fino al soffitto quanto ampio, con file su file di finestre quadrate, molte delle quali rotte e coperte da teli di cellophane. Il tetto era solido - o almeno lo era la maggior parte, la guaina ondulata in alluminio tratteneva la neve, ma non il freddo all'esterno. Il pavimento era in cemento, ma c'era un chiaro livello sottostante - in più punti c'erano delle botole a livello del suolo, sebbene nessuna fosse facilmente apribile. L'impianto elettrico sembrava a posto; il sistema di ventilazione e riscaldamento era inesistente e l'impianto idraulico uno scherzo.

Tuttavia nella sua mente, non vedeva il posto com'era adesso - assolutamente no, riusciva a immaginarlo trasformato, un club alla ribalta. Naturalmente, il progetto avrebbe richiesto delle ingenti iniezioni di capitale, e un numero di mesi per vedere il lavoro terminato; comunque alla fine, Caldwell avrebbe avuto una nuova attrattiva - e lui un altro locale per far soldi.

Vincevano tutti.

"Quindi vorrebbe fare un'offerta?"

Trez guardò la donna. Era la perfetta donna manager col suo soprabito in lana nera, e il completo scuro dalla gonna sotto al ginocchio - aveva il novanta per cento della carne coperta, e non solo perché era il mese di Dicembre. E anche se era tutta abbottonata e coi capelli acconciati, era carina nel modo in cui tutte le donne lo erano per lui: aveva un bel seno e la pelle morbida e liscia, e un posto in cui poter giocare per lui tra le sue gambe.

E gli piaceva.

Lo capiva dal modo in cui distoglieva gli occhi dai suoi, e dal fatto che non sembrava sapere cosa farne delle proprie mani - prima erano nelle tasche del cappotto, poi tra i capelli, poi ancora a sistemare la gonna...
Riusciva a pensare a diverse cose da fare per tenerla occupata.

Trez le sorrise avvicinandosi - e non si fermò fino a che non invase il suo spazio personale. "Sì. Lo voglio."

Il doppio senso fece breccia, le guance le si arrossirono non per il freddo, ma per l'eccitazione. "Oh. Bene."

"Dove vuoi farlo?" biascicò Trez.

"Fare un'offerta, intende?" La donna si schiarì la gola. "Tutto ciò che deve fare è dirmi cosa... vuole e io... lo realizzerò."

Ahhh, non praticava il sesso casuale. Che dolce.
"Qui."

"Chiedo scusa?" disse lei, guardandolo infine negli occhi.

Le fece un sorriso lento e stretto, così da non mostrare le zanne. "L'offerta. La facciamo qui?"

Gli occhi di lei si spalancarono. "Sul serio?"

"Sì. Sul serio." Si avvicinò ancora, ma non tanto da toccarla. Lo divertiva sedurla, ma lei doveva essere sicura al cento per cento di essere nel gioco. "Sei pronta?"

"A... fare... un'offerta."

"Sì."

"Fa, ah, fa freddo qui," disse lei. "Forse nel mio ufficio? È lì che la maggior parte delle... offerte... vengono gestite."

Dal nulla comparve l'immagine di suo fratello seduto sul divano di casa, a fissarlo come se lui fosse il fottuto problema, e lo colpì duramente - e mentre la scena si consolidava, si rese conto che aveva fatto sesso con quasi tutte le donne con cui aveva avuto a che fare nell'ultimo... merda, da quanto?

Beh, ovviamente, se non fossero state in età da accoppiamento non sarebbe stato con loro.

O se erano fertili.

Il che ne eliminava quante, una dozzina o due? Fantastico. Che eroe.

Cosa cazzo stava combinando? Non voleva tornare nell'ufficio di quella donna - per prima cosa, non c'era abbastanza tempo presumendo che volesse essere all'Iron Mask per l'apertura. Quindi l'unica opzione era proprio lì, in piedi, con la gonna arrotolata alla sua vita, e le gambe intorno ai suoi fianchi. Una cosa veloce, subito al punto; poi ognuno per la sua strada.

Dopo averle detto quanto era disposto a pagare per questo magazzino, naturalmente.

E poi cosa?  Non stava per fotterla nella vendita. Raramente faceva ripassi, e solo se si sentiva davvero attratto o veramente irrequieto - e in quel caso non lo era.

Cristo santo, con esattezza, come pensava di fuggire da tutto questo? Non stava per vederla nuda. O avere un contatto pelle a pelle.

A meno che... era quello il punto.

Quando era stata l'ultima volta che era davvero stato con una femmina? Tipo, nel modo corretto. Qualcosa come... una buona cena, un po' di musica, qualche effusione che conduceva in camera da letto... e poi a lungo, lentamente, con calma tutta la merda per avere un paio di orgasmi.
E nessun soffocante attacco di panico quanto tutto finiva.

"Conta di dire qualcosa?" sbottò la donna.

iAm aveva ragione. Non aveva bisogno di quella schifezza. Diavolo, non era nemmeno attratto dall'agente immobiliare. Stava di fronte a lui; era disponibile; e quella fede matrimoniale al suo dito significava che probabilmente non avrebbe causato troppi guai una volta che fosse finita - perché aveva qualcosa da perdere.

Trez fece un passo indietro. "Ascolta, io -" Quando il telefono nel suo soprabito prese a suonare, pensò, Tempo perfetto - e lo controllò. Era iAm.

"Scusa. A questa devo rispondere. Ehi, che succede, fratellino?"

La risposta di iAm fu delicata, come se avesse abbassato la voce. "Abbiamo compagnia."

Il corpo di Trez s'irrigidì. "Di che tipo e dove."

"Sono a casa."

Oh, merda. "Chi è."

"Rilassati, non è la tua fidanzata. È AnsLai."

Il sacerdote. Fantastico. "Beh, sono occupato."

"Non è qui per vedere me."

"Allora farà meglio a tornare da dove è venuto, perché sono impegnato altrimenti." Quando sulla linea rispose il silenzio, tutto ciò che doveva fare era dare venti dollari per il calci-in-culo. Incapace di star fermo, iniziò a camminare. "Cosa vuoi che faccia?"

"Smettila di scappare e affronta il problema."

"Non c'è niente da affrontare. Ci becchiamo dopo, okay?"
Aspettò una risposta. Invece la linea restò muta. Inoltre, se ti aspettavi che tuo fratello venisse a ripulire il tuo schifo, beh, il ragazzo non era decisamente dell'umore giusto per gli addii prolungati.

Trez chiuse la comunicazione e guardò l'agente immobiliare. Con un ampio sorriso, andò da lei e abbassò lo sguardo. Il colore del rossetto era un po' troppo acceso per il suo incarnato, ma non gl'importava.

Quella merda non sarebbe rimasta sulla sua bocca ancora a lungo.

"Lascia che ti mostri quanto posso riscaldare l'ambiente," disse con un lento sorriso.

*    *    *

Nella magione della Confraternita, nella stanza di Layla, una specie di tregua era stata raggiunta tra le diverse parti coinvolte.

Phury non stava più cercando di trasformare Qhuinn in un attaccapanni a parete. Si stavano facendo le valutazioni fisiche su Layla. E la porta era stata chiusa in modo che tutto quello sarebbe stato detto e fatto non avrebbe avuto più di quattro testimoni.

Qhuinn stava solo aspettando il responso della dottoressa Jane.

Quando finalmente si tolse lo stetoscopio dal collo, si sedette. E l'espressione sul suo viso non lasciò alcuna speranza.

Qhuinn non capiva. Aveva visto sua figlia alla porta del Fado: quando era stato massacrato di botte e lasciato a morire al lato della strada dalla Guardia d'Onore, era finito solo Dio sapeva dove, si era avvicinato al portone bianco... e tra i battenti aveva visto una giovane donna i cui occhi all'inizio erano di un colore soltanto, ma poi erano diventati blu e verde come i suoi.

Se non fosse stato testimone di quell'evento, probabilmente non sarebbe andato a letto con Layla come prima cosa. Ma era stato così sicuro che il destino si fosse espresso chiaramente che non gli era mai venuto in mente che...

Merda, forse quel bambino era il risultato di un altro accoppiamento - da qualche altra parte lungo la strada.
Ma avrebbe potuto stare con qualcun'altro? Mai?
Impossibile. Non adesso che aveva avuto Blay per una volta.

Assolutamente no.

Anche se lui e il suo ex migliore amico non sarebbero mai più stati tra le lenzuola insieme, non sarebbe mai stato con nessun altro. Chi poteva paragonarsi a Blay? E il celibato era meglio della seconda scelta - che era comunque ciò che avrebbe offerto al resto del pianeta.

La dottoressa Jane si schiarì la gola e prese la mano di Layla. "La tua pressione sanguigna è un po' bassa. Il battito è lento. Penso che entrambe le cose siano risolvibili con la nutrizione -"

Qhuinn saltò sul letto col polso scoperto. "Sono qui - ecco. Ce l'ho -"

La dottoressa Jane gli mise la mano sul braccio e sorrise. "Ma non è questo che mi preoccupa."

Qhuinn si congelò sul posto - e con l'angolo dell'occhio, vide che anche  Phury lo aveva fatto.

"Ecco il problema." La dottoressa si concentrò di nuovo su Layla e parlò con dolcezza, ma molto chiaramente. "Non ne so molto della gravidanza dei vampiri - quindi, per quanto odi doverlo dire, devi tornare da Havers." Alzò la mano come se si aspettasse che le polemiche arrivassero da ogni angolo. "Questa cosa riguarda lei e il bambino - dobbiamo portarli da qualcuno che possa trattarli in maniera appropriata, anche se, in altre circostanze, nessuno di noi oltrepasserebbe la porta di quel tizio. E, Phury" - lei guardò il Fratello- "devi andare con lei e Qhuinn. Il fatto che tu sia lì faciliterà le cose a tutti."

Dopo tutto quello, ci furono solo labbra strette.

"Ha ragione lei," disse infine Qhuinn. Poi si voltò verso il Primale. "E devi dire che sei tu il padre. Sarà trattata con più rispetto in questo modo. Con me? Si potrebbe anche rifiutare di curarla - se è una caduta e montata da uno difettoso? Potrebbe mandarci via."

Phury aprì la bocca. La chiuse.

Non c'era molto altro da dire.

Mentre Phury tirava fuori il cellulare per informare il personale della clinica che stavano per arrivare, il suo tono di voce suggeriva che avrebbe fatto saltare in aria il posto se Havers e il suo staff avessero tempo a bighellonare.

Quando tutto fu stabilito, Qhuinn andò da Layla.
A bassa voce, disse, "Andrà diversamente questa volta. Phury le farà funzionare. Non preoccuparti - sarai trattata come una regina."

Gli occhi di Layla erano spalancati, ma era composta. "Sì. Andrà bene."

Morale della favola? Phury non era l'unico pronto a farli fuori. Se Havers avesse tirato fuori qualsiasi tipo di avversione della glymera contro Layla, Qhuinn avrebbe tirato fuori l'ego da quel maschio. Layla non meritava quella merda - nemmeno per aver scelto di accoppiarsi con un emarginato.

Cazzo. Forse era meglio che perdesse la gravidanza. Voleva davvero condannare un bambino col suo DNA?
"Vieni anche tu, vero?" gli chiese Layla, come se non lo stesse davvero seguendo.

"Sì. Sarò proprio là."

Quando Phury riagganciò passò lo sguardo dagli occhi gialli stretta dall'uno all'altra.

"Okay, ci riceveranno non appena arriveremo lì. Dico a Fritz di riscaldare la Mercedes, ma guido io."

"Mi dispiace," disse Layla fissando negli occhi il grande maschio. "So di aver deluso sia te che le Elette - ma ci avevi detto di venire da questa parte e... vivere."

Phury si mise le mani sui fianchi ed espirò.  Scuotendo la testa, era chiaro che non avrebbe mai scelto tutto questo per lei.


"Sì, l'ho detto. E l'ho fatto."

mercoledì 16 ottobre 2013

Traduzione Capitolo 30 di Lover at Last di J.R.Ward


Lover at Last

30


All'aprirsi delle tapparelle per la notte, Layla sentì bussare alla sua porta - e anche prima che l'odore le arrivasse dal pannello, sapeva chi era venuto a trovarla.
Inconsciamente la mano andò ai capelli - e li trovò scompigliati per averli tirati e attorcigliati tutto il giorno.

Peggio ancora, non si era nemmeno preoccupata di cambiarsi gli abiti civili che aveva indossato per andare in clinica.

Non poteva negargli l'ingresso comunque.

"Avanti," disse, sedendosi con la schiena più dritta e lisciando le coperte che aveva disteso sullo sterno.

Qhuinn era in tenuta da combattimento, il che indicava che era di rotazione quella notte - o forse no. Non era informata sui turni.

Quando i loro occhi s'incontrarono, lei aggrottò la fronte. "Non hai un bell'aspetto."

Lui portò una mano alla benda sul sopracciglio. "Oh, questo? È solo un graffio."

Ma non era stata la ferita ad aver attirato la sua attenzione. Erano stati lo sguardo assente e i torvi solchi sotto gli zigomi.

Lui si fermò. Annusò l'aria. Impallidì.

All'istante, Layla si guardò le mani, ancora una volta intrecciate. "Per favore, chiudi la porta," disse.

"Cosa sta succedendo?"

Quando si sentì sufficientemente pronta, prese un profondo respiro. "Sono andata da Havers la scorsa notte-"

"Cosa."

"Stavo sanguinando -"

"Sanguinavi!" Si lanciò in avanti scivolando contro il letto. "Perché diavolo non me l'hai detto?"

Beata Vergine Scriba, le era impossibile non indietreggiare di fronte alla sua furia - in verità, non aveva un briciolo di forza al momento, ed era incapace di richiamare qualsiasi autodifesa.

Immediatamente, Qhuinn ricompose la sua rabbia, si fece indietro e prese a camminare in uno stretto circolo. Quando l'affrontò di nuovo, disse in tono burbero, "Mi dispiace. Non volevo imprecare - ero solo... ero preoccupato per te."

"Mi spiace. E avrei dovuto dirtelo... ma eri fuori a combattere, e non volevo farti preoccupare. Non lo so... sul serio,  probabilmente non ero molto lucida. Ero agitata."

Qhuinn prese posto di fianco a lei, le enormi spalle si chinarono mentre univa le dita e poggiava i gomiti sulle ginocchia. "Allora, cosa sta succedendo?"

Tutto ciò che Layla riuscì a fare fu stringere le spalle.
"Beh, come puoi percepire... sto sanguinando."

"Quanto?"

Pensò a quello che le aveva detto l'infermiera. "Abbastanza."

"Da quanto tempo?"

"È cominciato all'incirca ventiquattrore fa. Non volevo che mi vedesse la dottoressa Jane, perché non ero sicura di quanto sarebbe stata riservata - e anche perché non ha molta esperienza nei confronti della gravidanza nella nostra razza."

"Cos'ha detto Havers?"

Ora fu lei ad accigliarsi. "Si è rifiutato di rivelarmelo."

Qhuinn voltò la testa. "Scusami?"

"A causa del mio stato di Eletta, parlerà solo col Primale."

"Mi stai prendendo in giro."

Lei scosse la testa. "No, Nemmeno io riuscivo a crederci - e temo di non essermene andata in condizioni ottimali.  "Mi ha trattata come un oggetto, come se non riguardasse me... come se fossi nient'altro che un contenitore -"

"Sai che non è vero." Qhuinn le prese la mano, lo sguardo bruciante nei suoi occhi spaiati. "Non per me. Mai per me."

Lei allungò una mano e gli toccò la spalla. "Lo so, ma grazie per averlo detto." Layla tremò. "Avevo proprio bisogno di sentirlo. E riguardo a quel che mi sta... succedendo... l'infermiera ha detto che non c'è nulla che qualcuno possa fare per fermarlo."

Qhuinn guardò il tappeto e restò così per molto tempo. "Non capisco. Non avrebbe dovuto andare così."

Deglutendo quell'orribile senso di sconfitta, lei si sedette e gli accarezzò la schiena. "So che lo volevi tanto quanto me."

"Non possiamo perderlo. Non è possibile."

"Da quel che ho capito, i parametri non sono buoni. Né all'inizio... né alla fine."

"No, non è giusto. Io l'ho... vista."

"Non sempre i sogni diventano realtà, Qhuinn."

Sembrava una cosa così semplice da dire. Altrettanto ovvia. Ma faceva male fino al midollo.

"Non era un sogno," disse lui con schiettezza. Ma si scosse e la guardò di nuovo. "Come stai? Senti dolore?"

Quando non rispose subito, perché non voleva mentirgli riguardo agli spasmi, lui scattò in piedi. "Vado a chiamare la dottoressa Jane."

Layla si aggrappò alla sua mano, impedendogli di andarsene. "Aspetta. Pensaci un istante. Se sto perdendo... il bambino..." Si fermò per racimolare un po' di forza dopo averla messa in quelle parole. "Non c'è alcuna ragione per dire qualcosa a qualcuno. Nessuno deve saperlo. Possiamo solo lasciare che la natura -"
Le si spezzò la voce a quel punto, ma si forzò a continuare. "- faccia il suo corso."

"Al diavolo" Non metterò a rischio la tua vita per evitare un confronto."

"Non fermerà l'aborto, Qhuinn."

"L'aborto non è la sola cosa che mi preoccupa." Le strinse la mano. "Tu sei importante. Vado a chiamare la dottoressa Jane adesso."

*    *    *

Sì, fanculo alla merda dello star zitti per davvero, pensò Qhuinn avviandosi alla porta.

Aveva sentito storie di emorragie femminili durante gli aborti - e sebbene non dovesse condividere niente di tutta quella roba con Layla, stava per agire per conto suo.

"Qhuinn. Fermati," lo chiamò Layla. "Pensa a quello che stai facendo."

"Infatti. E lo sto facendo molto chiaramente." Non aspettò altre repliche. "Stai qui."

"Qhuinn -"

Poteva ancora sentire la sua voce mentre chiudeva la porta e si metteva a correre, scendendo le scale. Con un po' di fortuna, la dottoressa Jane era ancora in sala per l'Ultimo Pasto col suo hellren - li aveva lasciati che erano ancora seduti a tavola mentre andava a controllare Layla.
Quando arrivò all'ingresso, le sue Nike stridettero sul pavimento a mosaico, mentre si avviava verso il portale ad arco per arrivare alla sala da pranzo.

Vedere il medico proprio dove l'aveva lasciato lo risollevò, e il suo primo istinto fu quello di abbaiare il suo nome. Poi realizzò che c'era un numero consistente di Fratelli al tavolo, che mangiavano il dolce.

Merda. Era facile per lui dire che si sarebbe occupato del problema se quel che avevano fatto fosse andato in onda sul mega schermo. Ma Layla? Come sacra Eletta, aveva molto più da perdere rispetto a lui. Phury era un caro e giusto ragazzo, quindi c'era una buona possibilità che avrebbe accettato la situazione. Ma il resto della società?

Gli era già capitato e l'aveva subito quando era stato sbattuto fuori di casa, e non voleva accadesse lo stesso a lei.

Qhuinn arrivò di corsa dove V e Jane stavano seduti in relax, il Fratello fumava una sigaretta rollata a mano, il fantasma del medico sorrideva al suo compagno come se avesse fatto una battuta.

Nell'attimo che la buona dottoressa guardò nella sua direzione, si mise seduta composta.

Qhuinn si abbassò sussurrandole all'orecchio.

Neanche un secondo dopo, lei era in piedi. "Devo andare, Vishous."

Gli occhi diamantini del Fratello si sollevarono. Gli bastò un'occhiata al viso di Qhuinn: non fece alcuna domanda, limitandosi ad annuire una volta.

Con infinito rispetto per la dottoressa Jane, lei non sprecò tempo a chiedere come-è-avvenuta-questa-gravidanza. "Da quanto tempo sanguina?"

"Ventiquattrore."

"Con quale intensità?"

"Non lo so."

"Altri sintomi? Febbre? Nausea? Mal di testa?"

"Non lo so."

Lo fermò quando arrivarono alla scalinata. "Va' alla Tana. La mia borsa è sul ripiano di fianco alla ciotola delle mele."

"Ricevuto."

Qhuinn non aveva mai corso tanto velocemente in vita sua. Fuori dal vestibolo. Attraverso il cortile innevato. Digitò il codice della Tana. Arrivò nella casa di V e Butch.

Normalmente non sarebbe mai entrato senza bussare - diavolo, senza aver almeno disposto un appuntamento. Fanculo tutto stavolta -
Oh, bene, quella borsa nera era proprio accanto alle mele Fuji.

L'afferrò, tornò indietro, si lanciò oltre le auto parcheggiate e pestò i piedi mentre aspettava che Fritz gli aprisse la porta.

Quasi buttò per aria il doggen.  
  
Mentre saliva al secondo piano, superò come un lampo le doppie porte aperte dello studio di Wrath e irruppe nella stanza degli ospiti occupata da Layla. Chiudendo la porta, arrivò ansimante al letto, dove il buon dottore era seduto proprio dove era stato lui.

Dio, Layla era bianca come un lenzuolo. D'altronde la paura e la perdita di sangue avrebbero fatto proprio questo a una femmina.

La dottoressa Jane era nel mezzo di una frase quando prese la borsa. "Credo che comincerò col prenderti i parametri vitali -"

Boom!

Mentre il rumore rimbombava attraverso la stanza, il primo pensiero di Qhuinn fu quello di lanciarsi su entrambe le femmine e farle da scudo.

Ma non era una bomba. Era Phury che aveva spalancato la porta.

Gli occhi gialli del Fratello stavano brillando in maniera minacciosa e passarono da Layla alla dottoressa Jane e a Qhuinn... e tornarono indietro.

"Che diavolo sta succedendo qui?" ordinò, le narici frementi quando colse lo stesso odore che aveva percepito Qhuinn. "Ho visto la dottoressa salire le scale come una forsennata. Poi ecco Qhuinn con la sua borsa. E adesso... sarà meglio che qualcuno cominci a parlare. In questo dannato preciso istante."

Ma lui lo sapeva. Perché stava guardando Qhuinn.

Qhuinn si confrontò col Fratello. "L'ho ingravidata -"

Non ebbe la possibilità di terminare la frase. Riuscì a malapena a terminare la parola che iniziava con la 'I', in realtà.

Il Fratello lo prese e lo lanciò contro il muro. Mentre la sua schiena assorbiva l'impatto, esplose il dolore nella mascella - il che suggeriva che il tipo gli aveva assestato una bella ginocchiata. Poi delle mani rudi lo tennero inchiodato al muro, coi piedi penzolanti ad almeno quindici centimetri dal delizioso tappeto orientale - nel mentre la gente cominciò a riversarsi dalla porta.

Grande. Avevano un pubblico.

Phury avvicinò il viso a quello di Qhuinn e snudò le zanne. "Tu le hai fatto cosa?"

Qhuinn deglutì una boccata di sangue. "È entrata nel suo bisogno. Io l'ho servita."

"Tu non la meriti -"

"Lo so."

Phury lo picchiò di nuovo. "Lei vale molto più di questo -"
"Sono d'accordo -"

Bang! Ancora contro il muro. "Allora perché cazzo hai -"

Il ringhio che riempì la stanza era sufficientemente forte da far vibrare lo specchio sul muro vicino alla testa di Qhuinn - così come il set di spazzole d'argento sul cassettone e i cristalli dei portalampade vicini alla porta. All'inizio era sicuro che si trattasse di Phury... ma le sopracciglia del Fratello si abbassarono e il maschio guardò oltre la sua spalla.

Layla era scesa dal letto e si era avvicinata a entrambi - e porca troia, il luccichio nei suoi occhi era abbastanza rovente da sciogliere la vernice sullo sportello di un'auto: a dispetto del fatto che non stava bene, aveva le zanne esposte e le dita ad artiglio... e la corrente ghiacciata che la precedeva fece pizzicare la nuca di Qhuinn in un chiaro segno di avvertimento.

Quel ringhio non sarebbe mai venuto fuori da un uomo... tanto meno da una delicata Eletta.

E come se non bastasse, il suo tono di voce era decisamente peggiore: "Lascialo. Andare."

Stava fissando Phury come se fosse pronta a strappargli le braccia e a usarle per colpire il Fratello se non avesse fatto esattamente ciò che aveva detto. All'istante.

E, ehi, sai cosa - all'improvviso Qhuinn poteva respirare, e le sue Nike toccavano di nuovo il pavimento. Come per magia.

Phury voltò i palmi delle mani in alto di fronte a lui. "Layla, io -"

"Non toccarlo. Non riguardo a questo - ci siamo capiti?"

Il peso del suo corpo era tutto spostato sulle punte dei piedi, in modo da poter raggiungere la gola di Phury in un secondo. "Era il padre del mio bambino, e gli saranno accordati tutti i diritti e i privilegi di quella posizione."

"Layla -"

"Ci siamo capiti?"

Phury annuì scuotendo la testa dalla capigliatura multicolore. "Sì. Ma -"

Allora lei sibilò nel Vecchio Idioma, "Se gli verrà arrecato un qualsiasi danno, io ti perseguiterò, e troverò il posto dove riposi. Non m'importerà dove poggerai la testa e con chi sarai, la mia vendetta ti sommergerà fino a che non ne sarai travolto."

L'ultima parola si protrasse finché la sillaba conclusiva si perse nel ringhiare.

Un silenzio di tomba.

Fino a che la dottoressa Jane disse seccamente, "Eeeeeeee ecco perché dicono che la femmina della specie sia più pericolosa del maschio."

"Chiacchiere," mormorò qualcuno all'ingresso.

Phury alzò le mani con frustrazione. "Voglio solo ciò che è meglio per te, e non solo come amico - è il mio fottuto lavoro. Affronti il tuo bisogno senza dire niente a nessuno, ti accoppi con lui," - come se Qhuinn fosse meno della merda di cane - "e poi non dici a nessuno che hai problemi di salute. E io dovrei essere felice di questo? Ma che cazzo!"

Ci fu una specie di conversazione tra di loro a quel punto, ma Qhuinn non la sentì: tutta la sua coscienza si era ritirata nelle profondità del cervello. Cavolo, il piccolo commento felice del Fratello non avrebbe dovuto fargli un male cane - non era che non avesse mai sentito quella roba prima, o diavolo, anche pensando a sé. Ma per qualche ragione, quelle parole avevano aperto una frattura che continuava a ruggire dal suo profondo.

Ricordando a se stesso che era a malapena una tragedia aver precisato l'ovvio, si liberò dalla spirale di vergogna e si guardò attorno. Sì, c'erano tutti sulla porta aperta - e ancora una volta, le cose che avrebbe preferito rimanessero private erano di fronte a migliaia di persone.

Almeno a Layla non importava. Diavolo, non sembrava nemmeno averlo notato.

Ed era davvero strano vedere tutti quei guerrieri riluttanti a stare ad almeno un miglio dalla femmina. Inoltre, se volevi sopravvivere col lavoro che facevi, era meglio sviluppare in fretta la capacità di valutare attentamente i rischi - e anche Qhuinn, che era l'oggetto dell'istinto di protezione dell'Eletta, non avrebbe osato toccarla.

"Con la presente rinuncio al mio stato di Eletta, e a tutti i diritti e i privilegi connessi. Io sono Layla, caduta da questo battito del cuore in avanti -"

Phury cercò di fermarla. "Ascolta, non devi farlo -"

"... e mai più. Sono rovinata agli occhi delle tradizioni e della praticità, non più vergine, che ho concepito un bambino, sebbene lo stia perdendo."

Qhuinn sbatté la nuca contro il muro. Dannazione.

Phury si passò una mano tra i capelli. "Cazzo."

Quando Layla barcollò,  tutti si fecero avanti per aiutarla, ma respinse le mani e tornò al letto grazie alla sua stessa foga. Chinando il corpo con attenzione, come se le facesse male tutto, chinò la testa.

"Il dado è tratto, e sono pronta a vivere con le conseguenze, siano quel che siano. È tutto."

Una quantità di sopracciglia si sollevarono al suo esonero tra la folla, ma nessuno osò contraddirla: dopo un momento, il gruppetto si ritirò, ma Phury rimase. Lo stesso fecero Qhuinn e la dottoressa.

La porta venne chiusa.

"Okay, soprattutto dopo tutto questo, ho davvero bisogno di controllare i tuoi parametri vitali," disse la dottoressa Jane, facendo sdraiare nuovamente la femmina contro i cuscini e risistemandole le coperte che aveva lanciato a terra.

Qhuinn non si mosse quando lo sfigmomanometro scivolò lungo il braccio sottile e si sentì una serie di puff-puff-puff.

Phury, d'altro canto, stava andando avanti e indietro - almeno fino a che non aggrottò la fronte e prese il telefono. "È per questo motivo che mi ha chiamato Havers la scorsa notte?"

Layla annuì. "Ero andata da lui a cercare aiuto."

"Perché non sei venuta da me?" mormorò il Fratello a se stesso.

"Cosa ha detto Havers?"

"Non lo so perché non ho ascoltato il messaggio in segreteria. Pensavo non ci fosse motivo per farlo."

"Ha detto che avrebbe parlato solo con te."

A quello, Phury guardò Qhuinn, gli occhi gialli stretti in due fessure. "Sarà la tua compagna?"

"No."

L'espressione di Phury tornò a raggelarsi. "Che schifo di maschio sei tu -"

"Non mi ama," tagliò corto Layla. "Tanto meno io amo lui."

Mentre la testa del Primale andava a destra e sinistra, Layla continuò, "Volevamo un bambino."

Si spostò in avanti mentre la dottoressa Jane le ascoltava il cuore da dietro. "È cominciata e finisce qui."

Ora il Fratello si mise a imprecare. "Non capisco."

"Siamo entrambi orfani, in svariati modi, " disse l'Eletta. "Vogliamo... crearci una famiglia nostra."

Phury espirò, e si mise a gironzolare alla scrivania all'angolo, lasciandosi poi cadere sulla deliziosa sedia. "Ah, bene, Questo cambia un po' le cose. Credevo che -"

"Non è importante," intervenne Layla. "È quel che è. O... che era, o potrebbe essere."

Qhuinn si ritrovò a sfregarsi gli occhi senza una ragione apparente. Non come se avesse una visione sfocata o altre merdate. Nah. Per niente.


Era solo... così dannatamente triste. L'intera fottuta storia. Dalla condizione di Layla, all'impotente spossatezza di Phury, al suo dolore incessante nel petto, era solo un affare dannatamente e seriamente triste.