mercoledì 29 maggio 2013

Traduzione Capitolo 9 di Lover at Last di J.R.Ward



Lover at Last

9


Il rumore degli sci di fondo viaggiava tra la neve con un ritmico affondo, seguito da un veloce taglio.
La bufera che si era addensata da nord, si era rischiarata dopo l'alba, e il sole nascente che brillava al di sotto del bordo del manto nuvoloso che si allontanava, tagliava attraverso la foresta fino al terreno luccicante.
A Sola Morte, quelle aste d'oro sembravano lame.
In alto, il suo obiettivo si presentava come un uovo Fabergé sul suo supporto. La casa sul fiume Hudson era un capolavoro d'architettura, una gabbia di travi apparentemente fragili poggiate su mucchi di innumerevoli pannelli di vetro. Da ogni lato, i riflessi dell'acqua e del sole nascente erano come scatti fotografici catturati da un vero artista, le immagini congelate nella struttura della casa stessa.
Non me la dai a bere per vivere così, pensò Sola.
A meno che non fosse antiproiettile. Ma chi aveva tutti quei soldi?
A detta del dipartimento dei registri pubblici di Caldwell, il terreno era stato acquistato da un tal Vincent DiPietro due anni prima e sviluppato della stessa compagnia immobiliare dell'uomo. Nessuna spesa era stata risparmiata nella costruzione - almeno, data la valuta del ruolo delle imposte, che era oltre gli otto milioni di dollari.
Solo dopo il completamento dell'edificio, la proprietà aveva cambiato proprietario, ma non una persona: una fondo immobiliare - con un solo avvocato in Londra, iscritto come amministratore fiduciario.
Comunque lei sapeva chi viveva lì.
Era la sola ragione per cui ci era andata.
Lui era anche la ragione per cui si era armata così pesantemente. Sola aveva una gran quantità di armi in posti facilmente accessibili: un coltello nel piccolo fodero dietro la schiena, una pistola al fianco destro, una verga nascosta nel colletto del suo parka mimetico bianco su bianco.
Gli uomini come il suo obiettivo non apprezzavano essere spiati - benché fosse lì solo in cerca di informazioni e non per ucciderlo, non aveva dubbi che se l'avesse trovata sulla sua proprietà, le cose si sarebbero complicate. In fretta.
Mentre tirava fuori il binocolo dalla tasca, lei stette in ascolto completamente immobile. Nessun rumore di qualcosa che le si avvicinasse alle spalle o ai lati, e di fronte, aveva una chiara visuale del retro della casa.
Di solito, quando veniva assoldata per questo tipo d'incarichi, lavorava di notte. Non con questo obiettivo.
I Signori del traffico della droga facevano affari dalle nove alle cinque, ma dalla sera al mattino.
Era durante il giorno che dormivano e scopavano, e dovevi fare così se volevi ispezionare le loro case, imparare le loro abitudini, dare un'occhiata allo staff e a come si proteggevano durante il tempo libero.
Avvicinando la casa con lo zoom del binocolo, lei fece le sue valutazioni. Porte del garage. Porta sul retro. Mezze finestre che, c'avrebbe scommesso, davano sulla cucina. E poi partivano le porte scorrevoli di vetro a tutt'altezza, che correvano lungo il fianco posteriore e intorno all'angolo che svoltava verso il bagnasciuga del fiume.
Tre stronzate.
Non si muoveva niente dentro da quello che poteva vedere.
Cavolo, era una quantità enorme di vetro!
E, a seconda dell'angolazione della luce, poteva vedere in alcune stanze, specialmente nel grande spazio aperto che sembrava coprire almeno la metà del primo piano. Gli arredi erano pochi e moderni, come se al proprietario non piacesse accogliere i vagabondi.
La vista era incredibile. Specialmente ora, con la coltre di nuvole che copriva parzialmente il sole.
Sistemando il binocolo sul cornicione sotto il tetto, cercò le telecamere di sorveglianza, aspettandosene una ogni sei metri.
Sì.
Okay, aveva senso. Da quello che le era stato detto, il proprietario della casa era dannatamente sospettoso - e quel tipo di incessante diffidenza si accompagnava spesso a comportamento pieno di una buona dose di cosciente sicurezza, che includeva e non si limitava alle guardie del corpo, alle auto a prova di proiettile e, quasi sicuramente al costante monitorare di ogni ambiente in cui l'individuo passava del tempo.
L'uomo che l'aveva assoldata, per esempio, era tutto questo e anche di più.
"Cosa cavolo..." sussurrò lei, rimettendo a fuoco il binocolo.
Trattenne il respiro per esser sicura che nulla si spostasse.
Era tutto... sbagliato. C'era uno schema ondulante su ciò che era in casa. Da ciò che poteva vedere, gli arredi si muovevano in piccole onde.
Abbassando le potenti lenti, si guardò attorno, chiedendosi se i suoi occhi avessero qualche problema.
Nessuno. Tutti gli alberi di pino si comportavano in maniera corretta, stando ben fermi, coi rami immobili nell'aria fredda. E quando tornò a guardare attraverso le lenti d'ingrandimento, controllò il tetto della casa e i contorni della ciminiera di pietra.
Erano tutte inanimate.
Tornò ai vetri.
Inalò a fondo trattenendo l'ossigeno nei polmoni e si bilanciò contro il vicino tronco di betulla per dare al suo corpo maggior stabilità.
Qualcosa continuava a non andare. Le cornici di quelle porte scorrevoli di vetro e le linee del patio e ogni cosa riguardo alla casa? Tutto fermo e solido. L'interno, tuttavia, sembrava... pixellato in qualche modo, come un'immagine composta che fosse stata creata per far sì che le cose apparissero come se fossero dei mobili... e quell'immagine era stata sovrapposta a qualcosa come una tenda... che pareva essere soggetta a una leggera corrente d'aria.
Sarebbe stato un progetto molto più interessante di quel che aveva pensato. Far rapporto sulle attività di questo socio in affari di un suo 'amico' non le dava un grande sprone. Lei preferiva di gran lunga le sfide.
Ma forse c'era più di ciò che appariva a prima vista.
Dopo tutto, camuffare significava nascondere qualcosa - e lei ne aveva fatta di strada nel tirar fuori alla gente le cose che volevano tenere per sé. Segreti. Oggetti di valore. Informazioni. Documenti.
Il vocabolario per definire i sostantivi era irrilevante per lei. L'atto di penetrare in una casa chiusa a chiave, o un'auto, o una cassaforte, o una valigetta e prendere ciò che stava cercando, ecco cosa importava.
Lei era una cacciatrice.
E l'uomo in quella casa, chiunque fosse, era la sua preda.


2 commenti:

  1. Ciao cristiana sto recuperando i capitoli che mi erano sfuggiti brava! Leggerli crea ancora più suspense in attesa del librone tutto intero - con affetto adele

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    1. Ma grazie ancora! Notato come la 'Zietta' fa riferimento alla saga dei Fallen Angels? Io la ADORO, che devo dire!!!

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